Dal 2 all’8 ottobre 2023 si celebra la Settimana Nazionale della Dislessia. Una splendida occasione che ogni anno si rinnova grazie all’Associazione Italiana Dislessia, AID, in collaborazione con la European Dyslexia Association.
Il tema per il 2023 riguarda la lettura, Leggere libera tutti: diritti verso l’apprendimento.
Data l’occasione speciale abbiamo chiesto a Fulvio Bovard di dismettere per qualche istante i panni di Amministratore Delegato di Advenias, per rispondere ad alcune domande nell’ambito dei DSA, in quanto è stato Presidente della Fondazione Italiana Dislessia. La Fondazione ha sostenuto e realizzato progetti per ampliare consapevolezza e sensibilità della società rispetto alle difficoltà e ai disagi che i disturbi evolutivi specifici dell’apprendimento (DSA) comportano in campo scolastico, lavorativo e sociale.
Cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento?
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (spesso abbreviati in DSA) sono disturbi del neuro-sviluppo: un diverso funzionamento del cervello e delle sue modalità di apprendimento. La difficoltà è principalmente dalla non automatizzazione di processi specifici e la conseguenza è che alcuni compiti diventano particolarmente difficili anche se comunemente considerati semplici.
Si concretizzano in alcune difficoltà nella capacità di leggere, scrivere e calcolare in maniera fluente e convenzionalmente impartita, ma preciso sin da subito che non sono causate da un deficit di intelligenza e sensoriali o da problemi ambientali o psicologici
La dislessia e i DSA sono disturbi estremamente eterogenei che si esprimono in modi diversi da persona a persona. Infatti, anche in letteratura è possibile constatare storie di grande successo e storie di scarsa riuscita.
Dato il lungo trascorso come Presidente della Fondazione Italiana Dislessia, quali temi sono stati approfonditi in questi anni e quali sono le nuove sensibilità che si stanno sviluppando verso le DSA?
Sicuramente le attività di genitori, tecnici ed educatori hanno permesso una grande evoluzione nella consapevolezza rispetto alle difficoltà e alle barriere che possono caratterizzare la vita dei DSA. e’ un percorso intrapreso più di vent’anni fa dall’Associazione Italiana Dislessia con un’azione inizialmente focalizzata sui ragazzi e la scuola per poi progressivamente estendere l’attenzione agli adulti e di conseguenza all’università e al mondo del lavoro.
Dati AID alla mano, oggi si stima che gli alunni con DSA . spesso erroneamente considerati svogliati (apostrofati con la tremenda affermazione è intelligente ma non si applica), possano essere uno per classe.
Questo dato, in maniera speculare, vale anche per gli adulti e quindi per il mondo lavorativo.
In Fondazione abbiamo lavorato per portare all’attenzione di aziende e istituzioni questa condizione, ancora poco conosciuta nel nostro paese. Si è trattata di una stretta sinergia, in un rapporto di partnership, tra Fondazione Italiana Dislessia, la classe politica e il mondo delle Imprese operanti in diversi comparti produttivi.
Abbiamo affrontato un percorso partendo dall’esigenza di un cambio culturale e un nuovo approccio al fine di individuare il reale talento anche in un adulto lavoratore con DSA.
In un contesto aziendale dove la maggior consapevolezza rispetto al tema, e una spiccata cultura dell’inclusione e dell’accessibilità si è visto come sia possibile consentire a lavoratori e lavoratrici intuitivi e creativi, capaci di porsi dinanzi ai problemi in un’ottica non comune e quindi spesso in grado di trovare soluzioni innovative, di esprimere appieno le loro reali potenzialità diventando per l’azienda stessa e in più in generale per il sistema produttivo risorse preziose ad alto valore aggiunto.
Sull’ambito avevo fatto un approfondimento scientifico nella Rivista Lavoro&Welfare.
Infine, quali accorgimenti ci sono nel parlare di DSA?
Parliamo di una situazione che, come ho anticipato, si caratterizza per un diverso funzionamento del cervello. Questo implica di non etichettare i DSA come malattia, perché così non è.
Si tratta di una situazione permanente, quindi un soggetto non “guarirà”, ma possono intraprendere percorsi abilitativi. Al pari, è scorretto definire il DSA una patologia, una sindrome o una malattia e un soggetto con DSA non è “affetta da” o “soffre di”.
La persona che ha DSA ha innumerevoli specificità, come tutti noi, quindi non è indicato definire qualcuno con solo quello. Mi spiego, non è corretto dire “ragazzo DSA” o “ragazza DSA”, in quanto sono “persone con DSA”.
In generale è bene definire le DSA per quello che sono: aspetti caratteristici di alcune persone, un disturbo specifico dell’apprendimento, una neuro-diversità.
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Per ogni approfondimento suggeriamo caldamente di scoprire maggiori dettagli sul sito dell’Associazione Italiana Dislessia e partecipare alle attività che si terranno in Italia per questa settimana.